In concorso al trentunesimo Torino Film Festival, C.O.G. (che sta per Child of God, in italiano figlio di Dio) è il secondo lungometraggio del giovane regista americano, Kyle Patrick Alvarez, tratto dall’omonimo (e autobiografico) racconto di David Sedaris.
Protagonista è l'attore Jonathan Groff, conosciuto a livello mondiale per aver interpretato il ruolo di Jesse St. James nella serie tv Glee, e ancor prima per essere stato il protagonista (nel ruolo di Melchior Gabor) accanto alla collega Lea Michele del musical "Spring Awakening" (attualmente in tour in Italia nella versione nostrana diretta da Emanuele Gamba, n.d.r.), tratto da Risveglio di primavera, di Frank Wedekind.
David si è appena laureato a Yale, ma non conosce il mondo ed è in conflitto con i genitori. Decide di vivere nuove esperienze e parte per la East Coast, facendosi chiamare Samuel. Il tipo di vita che gli si presenta quando viene assunto come lavoratore stagionale da un fattore (Dean Stockwell) per la raccolta delle mele è per lui decisamente inusuale. Si trova a vivere in un ambiente ostile, dove lui però, si ferma volentieri, assorbendo quanta più vita possibile. In seguito, la sua preparazione culturale lo porterà a lavorare in fabbrica (sempre a contatto con le mele). Qui subirà le insistenti attenzioni, inizialmente ricambiate, di un collega di lavoro (Corey Stoll). Nel frattempo, fa la conoscenza di Jon (Denis O’Hare), un uomo che ha perso una gamba in guerra, il quale lo avvicina alla fede protestante e gli insegna un mestiere.
David si professa ateo e la religione per lui è un mondo nuovo, al quale si abbandona quando la propria situazione di vita subisce uno scossone per il quale il ragazzo perde ogni riferimento: comincia ad accettare la propria omosessualità, ma allo stesso tempo, sente il bisogno di avvicinarsi a Dio. Riacquista fiducia in se stesso e questo incrina il suo rapporto con Jon, che rivela un animo omofobo ed egoista.
Il regista parla del film come di una propria interpretazione del racconto di Sedaris. Vero. Ma c’è anche da stupirsi di come di importanti tematiche quali omosessualità e religione, la pellicola metta in risalto eccessivo i risvolti negativi (violenza, difficoltà di accettazione, egoismo, vivere il proprio credo nell’ipocrisia). Ritengo che essere figli di Dio non corrisponda alla visione che ne ha il personaggio di Jon e, allo stesso tempo, il percorso di accettazione dei propri comportamenti sessuali, non può essere vissuto passando esclusivamente attraverso i luoghi comuni presentati in questo film, che, a livello di scrittura, lascia davvero a desiderare.
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